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Dr. Mario Nicolosi Specialista in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Fisiatria



Lesioni incomplete

Codman, nel 1934, le ha descritte e suddivise in superficiali, profonde e intratendinee. La loro caratteristica è quella di interessare solo parzialmente lo spessore del tendine senza mettere in comunicazione la cavità gleno-omerale con la borsa sottoacromiale. La loro frequenza, secondo le varie ricerche su cadaveri di anziani, va dal 13 al 35%. Yamanaka e Fukuda, in un accurato studio su 249 spalle di cadavere, scoprirono il 13% di lesioni incomplete; di queste, 6 (il 2,4%) interessavano la faccia bursale della cuffia. Noi, su 277 interventi di acromionplastica, le abbiamo incontrate solo 11 volte con una percentuale del 3,9%. Il tendine del sovraspinoso è interessato nel 95% dei casi. Ellmann e Snyder hanno proposto due differenti classificazioni: Ellman, nel 1990, ha messo in risalto la profondità della lesione mentre Snyder, nel 1991, l'estensione superficiale. Il primo le ha divise quindi in 3 gruppi: A: articolari, B: bursali, C: interstiziali. Ogni gruppo è ulteriormente suddiviso in 3 categorie secondo lo spessore della lesione. La prima include le rotture minori di 3 mm, la seconda quelle da 3 a 6 mm (meno di metà dello spessore del tendine), la terza quelle maggiori di 6 mm (maggiore di metà dello spessore).

Snyder invece le divide in 3 gruppi. A: articolari, B: bursali, C: complete. Ognuno di questi è ancora suddiviso in 4 categorie. La 0 riguarda un tendine normale, la prima le rotture inferiori a 1 cm, la seconda inferiori a 2 cm, la terza da 2 a 3 cm, la quarta superiori a 3 cm(14).

Sono lesioni difficili a diagnosticare e, per la massima parte, rappresentate da scoperte contingenti ad interventi di acromionplastica. Il trattamento chirurgico a cielo aperto interessa solo le lesioni superficiali, essendo di pertinenza prettamente artroscopica la cura di quelle profonde. Bisogna però ricordare, nella chirurgia aperta, il blush test: iniettando in articolazione del blu di metilene si mettono in evidenza le diminuzioni di spessore della cuffia.

Walch le ha divise in tre stadi secondo la quantità di tendine interessato: il primo comprende rotture interessanti meno di ½ tendine, il secondo più di ½ tendine, il terzo indica una continuità virtuale. Le modalità di riparazione delle lesioni sono in stretto rapporto alla loro gravità. Nel I e II stadio, dopo aver eseguito l'acromionplastica si potrà procedere ad una tenorrafia termino-terminale, mentre nel III stadio si dovrà praticare una trincea ossea. Le casistiche più significative che abbiamo trovato in letteratura sono quella di Fukuda e quella di Levigne e Walch. Il primo, nel 1987, ha presentato 39 casi con un follow-up medio di 34 mesi e un 92% di risultati soddisfacenti. I secondi, nel 1996, hanno presentato 34 casi con un follow-up dai 12 ai 50 mesi. I loro risultati, controllati con il Constant score, erano tutti molto buoni a parte un caso di rirottura.