Dr. Mario Nicolosi Specialista in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Fisiatria
I Tumori Ossei
Il nostro scheletro ha numerose funzioni che non è solo quella di
permetterci di muoverci. Le nostre ossa sono un importante serbatoio
di calcio, proteggono gli organi interni (primo di tutti il cervello,
poi cuore, polmoni, ecc), producono per mezzo del midollo osseo le
cellule del sangue.
La principale suddivisione dei tumori dell’osso è:
Tumori primitivi
Sono chiamati sarcomi e a seconda della loro origine si dividono in
osteosarcomi (nascono dal tessuto osseo) e in condrosarcomi (nascono
dal tessuto cartilagineo).
Sono abbastanza rari: si stima l’insorgenza di circa 350 tumori
all’anno in Italia.
Il tumore può essere:
localizzato al tessuto osseo da cui è originato
metastatizzato in altri distretti corporei (polmone, altre ossa, ecc.)
recidivante nel caso di una sua ricomparsa dopo trattamento.
Esistono altri tipi di classificazioni dei tumori dell’osso primitivi
a seconda dell’estensione, del grado del tumore, della presenza di
metastasi o dell’interessamento dei linfonodi.
La sintomatologia è varia: a volte il gonfiore e il dolore possono
essere i primi segni della presenza di un tumore osseo; a volte si
presentano con la comparsa di una frattura spontanea, senza trauma,
dovuta all’indebolimento della struttura ossea sede del tumore.
Per la diagnosi si può ricorrere a tutti i presidi oggi disponibili
secondo una sequenza che lo specialista indicherà a seconda dei casi:
Radiografie, TAC, RMN, Scintigrafia, PET, Esami di laboratorio,
Biopsia ossea (che può anche essere eseguita con l’ausilio di appositi
aghi).
Metastasi ossee
Sono tumori delle ossa che non nascono in loco ma provengono da
un tumore localizzato in altra parte del corpo.
I tumori che più comunemente danno metastasi ossee sono, in ordine,
quelli della prostata, mammella, rene, polmone, tiroide.
Tipizzazione:
La tipizzazione dei tumori è fondamentale per poter eseguire una
terapia idonea e per poter avere una prognosi attendibile.
Una delle classificazioni più usate è quella di Enneking che valuta
con G il grado del tumore, con T l’estensione, con M la diffusione
delle metastasi. Un’altra classificazione aggiunge anche la presenza
del tumore nei linfonodi.
Terapia:
Da queste classificazioni, dall'aggressività del tumore, dalle
condizioni generali del paziente, dalla sede del tumore e quindi dalla
possibilità di poterlo asportare completamente o meno dipende la
possibilità di guarigione della malattia.
I mezzi terapeutici oggi sono numerosi e si avvalgono di numerose
metodiche.
Innanzitutto l’asportazione del tumore e la sostituzione della parte
rimossa con presidi come trapianti ossei o protesi metalliche che la
tecnologia moderna ci mette a disposizione.
La chemioterapia svolge anch’essa una funzione importante sia prima dell’intervento chirurgico che dopo.
Altra fondamentale terapia è la radioterapia che può essere utilizzata
non tanto per la cura del tumore quanto per la riduzione della massa
prima dell’intervento o per la riduzione della sintomatologia
dolorosa.
Altra terapia, nuova, è quella che adopera gli anticorpi monoclonali.
Per il trattamento delle metastasi ossee bisogna innanzitutto tenere
in considerazione diversi fattori: il tumore primitivo, il tipo di
metastasi e la loro sede. A seconda quindi di queste caratteristiche e
delle condizioni generali del paziente si sceglierà il metodo
terapeutico più idoneo che può essere sia medico che radioterapico, o
chirurgic,o o elettrochemioterapico.
Nel primo caso si farà ricorso a una delle numerose terapie possibili:
chemioterapia, terapia ormonale, immunoterapia, anticorpi monoclonali.
La radioterapia sarà utile quando la localizzazione attacca sedi
critiche difficili da raggiungere chirurgicamente o quando si voglia
controllare la sintomatologia dolorosa.
La chirurgia va riservata alle metastasi uniche, circoscritte.
L’elettrochemioterapia può essere utilizzata, in casi selezionati, in
alternativa alla chirurgia; come supporto alla radioterapia quando le
lesioni sono multiple e non è possibile un loro trattamento completo;
quando le lesioni ossee non rispondono agli altri trattamenti; quando
una zona è stata già trattata radioterapicamente e non può più essere
irradiata, ecc.
L’elettrochemioterapia sfrutta la possibilità di rendere permeabile,
in maniera reversibile, la membrana cellulare delle zone trattate in
modo che il farmaco chemioterapico venga assorbito, in dosi ridotte,
solo in quella sede senza dare effetti collaterali generali. Il
suo uso è semplice: si circonda la zona da trattare con aghi che,
attraverso brevissimi impulsi elettrici (nella misura di microsecondi)
agiscono sulla membrana cellulare mentre al paziente viene
somministrato il farmaco. Ciò agevola l’ingresso nella cellula
tumorale del farmaco (generalmente non permeante o scarsamente
permeante). In questa maniera viene potenziato l’effetto citotossico
del farmaco stesso ma limitatamente ai tessuti esposti agli impulsi.
Non necessita di incisioni chirurgiche in quanto gli aghi vengono
introdotti per via percutanea.